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lunedì 8 giugno 2015

THE BABYMAKER: E POI ARRIVA L'AMORE di Emanuela Torri


Buonasera ragazze, oggi la recensione di un self publishing tutto italiano. Buona lettura

Data d'uscita: 26 MAGGIO 2015

Titolo: The babymaker: e poi arriva l'amore
Autore: Emanuela Torri
Editore: Self Publishing
Genere: Chick-lit
Prezzo: € 0,99

AUTOCONCLUSIVO 

TRAMA
Potrà mai trovare amore e passione, una donna che passa la maggior parte del suo tempo analizzando gli spermatozoi di ogni uomo che la circonda? 
Penelope Belli, dottoressa con grandi aspettative professionali, è chiamata a partecipare ad un progetto riguardante l'incremento della natalità danese. Proprio in quel di Copenaghen, si imbatterà in Marcus Flick, affascinante trentacinquenne che donerà... tutto se stesso alla scienza. 
Tra gag surreali, personaggi sopra le righe e spermatozoi stanchi, le vicende di Penelope ci proporranno uno spaccato delle problematiche delle coppie che vogliono avere figli e degli uomini che si prestano ad aiutarle. Ma davvero la vita della dottoressa Belli sarà sempre dedita alla procreazione di un figlio per gli altri? 
Anche per la nostra babymaker, arriverà l'amore?










RECENSIONE:
Ci sono dei libri che mi fanno piangere, altri che mi fanno arrabbiare per il tempo perso, altri che mi pongono alcune domande tipo: ma perché l’ha scritto? Questo mi ha dato tutte e tre le sensazioni. 

Ho iniziato questo della Torri perché volevo qualcosa che mi facesse ridere o almeno sorridere, ben scritto e leggero.




E inizia scoppiettante, la scrittura è fluida e divertente, si parla di una dottoressa che va a Copenaghen per iniziare un lavoro al fine di aiutare i danesi a fare più figli. Va beh, ci sta. 

La scena iniziale all'aeroporto è veramente divertente, mi metto comoda, sarà una lettura rilassante. 

Arrivata, la dottoressa insieme a un’amica collega si mette al lavoro e comincia a incontrare i donatori di “materiale genetico” e appena vede lui BAM! È l’unico moro di una sfilza di biondi e lei non capisce più niente. Si ammutolisce, balbetta cose insensate, va in palla completa. Mi chiedo se fin’ora ha vissuto in un convento di carmelitane scalze e questo magari è il primo uomo belloccio che vede, fatto sta che sembra presa dai sintomi del delirium tremens. 

E così via, lo vede una seconda volta e poi una terza e lui la invita a cena, e anche lì non vi dico...
Lui le dice che vuole una storia seria dopo che trenta pagine prima le ha confidato di fare sesso almeno venti volte a settimana, ma con lei vuole fare sul serio... Pardon? Ma se son visti tre volte di cui due in un ambulatorio, che cosa li ha fatti innamorare? Non è dato sapere. 
Comincio a innervosirmi, anche perchè il libro è un po’ inverosimile, queste due, lei e l’amica, sono state chiamate per salvare il Paese dalla debacle demografica e fanno cosa? Colloqui, riempiono formulari e non si parla di computer fino a metà del libro, dove probabilmente l’autrice si è accorta che i formulari a mano ormai li compilano solo i pensionati alle poste.


Ma va beh, sapete che sono pignola, vero? Insomma, non entro nel merito della veridicità scientifica ma mi sembra che il tutto traballi un po’, certe cose secondo me i danesi sapevano farle poi da soli, mica c’era bisogno di queste due.
Intanto scopriamo che il nostro eroe ha pure la madre malata di Alzheimer e per lei ha rinunziato al lavoro ecc ecc. Un santo. 
La sua capa, una sorta di virago, vuole il materiale genetico del santo ma lei non glielo vuole dare e in un botto solo riesce a farla restare incinta dopo anni di tentativi falliti, le ci vogliono solo tre giorni.
E qui avrei voluto far volare l’Ipad dalla finestra... e su! Ma non si può prendere in giro il lettore così. 
E poi un’accozzaglia mostruosa di luoghi comuni, se l’autrice se la cava con l’ironia, il romanticismo non è proprio il suo forte, troppo zucchero, troppi modi di dire scontati che neanche all’Erospin.
Di sesso poi poco e accennato, sappiamo tutto dei preliminari e quando è il momento la signora chiude la porta e ci lascia fuori, va bene, per carità, ma alla frase “Lui mi dona calore, mi dona vitalità, mi dona la mia femminilità, il mio essere donna” giuro che ho grugnito come il miglior cinghiale... IL MIO ESSERE DONNA.. ma vi prego. 
“Una scarica elettrica si diffonde in tutto il corpo e l’unico punto dove viene interrotta la corrente è proprio la mente. Non penso più, agisco con il cuore...”
Tesoro, non è il cuore, è un’altra cosa, un po’ più giù.
Poi una cosa... l’autrice dice “Con un solo dito prende la sottile striscia di cotone del perizoma e la tende in alto, esageratamente, fino a romperla” Sono scema io o prima di romperla le ha segato la patata? Non è mica facile rompere un perizoma in questo modo... ok ok, non voglio pensarci. 
“Siamo adagiati sul pavimento, QUASI a farci da letto improvvisato” questo è un tipico esempio di frase inutile, che cavolaccio significa? Siete sul pavimento e stop.
E qui, come al solito mi piglia male perchè in questo libro manca l’editing nel modo più assoluto, qualcuno che una frase così la tagliava anche perchè del letto improvvisato si parla anche dopo qualche riga. Ma forse anche con un buon editing c’era poco da fare. 
Il libro è banale, inverosimile, la protagonista fa delle scelte incomprensibili e ha la profondità della carta velina. 
Il finale è un capolavoro... ma non voglio togliervi la sorpresa.
Lo consiglierei? Come no!
By Gabriella

1 commento:

  1. E l'amica pesca dalla lista dei candidati , l'uomo da incontrare ( sembra una battuta, ma lo fa davvero ) ... E la virago e il viceministro che chiedono quel determinato seme ( etica che fine hai fatto?)

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